La nostra mente conscia è un minuscolo spazio-tempo di consapevolezza in cui vengono inclusi vari contenuti: pensieri, emozioni, sentimenti, ricordi, percezioni, idee. All’interno di questo spazio, abbiamo la sensazione che esista un “io” che fa esperienza di tali contenuti.
Al di là di questo orizzonte, si estende un vasto e oscuro mare di consapevolezza di cui “noi” non siamo coscienti. Essendo un mare, è composto da singole unità di consapevolezza che, insieme, ne costituiscono la totalità.
Cos’è la consapevolezza?
La consapevolezza è la funzione esercitata dalle fibre di consapevolezza. Nell’universo esistono sottilissime fibre luminose e consapevoli. Queste fibre “sanno” essere consapevoli, così come la carta fotografica sa trattenere la luce che riceve. Sono consapevoli di tutto ciò che le circonda e, unite all’interno di un ricettacolo, compongono la consapevolezza individuale.
La consapevolezza di un individuo è il risultato di una selezione di campi di energia che, una volta selezionati, allineati e assemblati, diventano percepibili. Questo processo di selezione, per la maggior parte delle persone, è del tutto inconscio e fuori dal loro controllo. La consapevolezza è un processo di selezione di emanazioni provenienti dall’inconscio, che emergono, vengono utilizzate per l’esperienza e poi vi ritornano.
La mente inconscia
Oltre i confini della mente conscia, del dominio dell’ego e dell’io identificato con il corpo, esiste un altro regno in cui galleggia tutta la consapevolezza inconscia. La consapevolezza è come una candela: può esistere in una duplice forma, accesa o spenta.
Cosa significa “un luogo dove galleggia tutta la consapevolezza inconscia”?
Ogni ricordo, immagine o suono di cui le tue fibre di consapevolezza conservano l’impressione si trova dentro di te, ma temporaneamente fluttuante sullo sfondo, dietro le quinte, apparentemente dimenticato. Di ogni esperienza, le tue fibre conservano non solo quel poco di cui eri cosciente, ma molto, molto di più. Ad esempio, la tua consapevolezza ha registrato il dolore provato dalle cellule delle cipolle ogni volta che le hai cucinate in padella. Quel dolore è nascosto da qualche parte nelle regioni esterne della tua consapevolezza.
C’è una grande differenza tra la consapevolezza e il contenuto delle impressioni in essa registrate. Noi ci identifichiamo con i contenuti, mai con il contenitore. Dire “io sono triste” significa identificarsi con il contenuto. La realtà, invece, è che “io sono ciò che è capace di essere consapevole, tra le tante cose, anche di uno specifico stato d’animo”.
Indagare la consapevolezza
La consapevolezza è un’entità quantistica e non-locale, che può muoversi nello spazio e nel tempo con estrema libertà, se lo si desidera. Non è individuale in sé, ma è temporaneamente suddivisa in fasci raccolti all’interno di ricettacoli chiusi, creando la struttura dell’individuo separato dagli altri. Questo fenomeno è transitorio: quando i ricettacoli (i corpi fisici, astrali e mentali) si rompono e iniziano a decomporsi, la consapevolezza torna a essere ciò che è sempre stata: una consapevolezza universale, in cui ogni fibra è connessa a tutte le altre, formando una grande e unica comunità di fibre luminose consapevoli di esistere. Alcune di queste formano reti specifiche che, immerse nella dimensione fisica, “pescano” esperienze e le riportano su un piano diverso.
A volte, la consapevolezza smette di permettere all’ “io” di fare esperienza di sé, come accade nel sonno profondo. Essa continua a esistere, ma non si assembla nel modo che ci permette di sentirci presenti. La sensazione di esistere come individui è il frutto di una specifica configurazione di campi energetici: è temporanea, transitoria e, soprattutto, illusoria. È il risultato della collaborazione attiva di diversi campi, come la coscienza visiva, uditiva, sensoriale, verbale, e quelle legate al piacere, al dispiacere, all’amore, alla giustizia, all’intelletto, alla sapienza, alla volontà, al bisogno e al desiderio. Il frutto di questa collaborazione è la nostra esistenza temporanea, senza la quale non potremmo fare esperienza.
Pensa a uno spettacolo teatrale: qualcosa accade su un palcoscenico per un certo tempo. Quando lo spettacolo finisce, esiste ancora?
La consapevolezza è luce, una luce che illumina, che accende. Può illuminare un pensiero, un’emozione, un panorama, un dettaglio, un’intuizione. Ma tutto ciò che illumina è mediato dall’uso che fa del corpo. Quando le finestre dei sensi e le fabbriche del pensiero si fermano, essa non ha nulla da illuminare: è il sonno profondo, il momento in cui la consapevolezza non ha oggetti. Dopo questa fase, torna a illuminare i sogni e, al risveglio, illumina di nuovo pensieri, emozioni ed esperienze nel modo che chiamiamo veglia. La consapevolezza non smette mai di essere consapevole; è eterna, immortale e indistruttibile. Ciò che cambia è il tipo di energia che viene illuminata di momento in momento.