I tre processi alchemici classici — Nigredo, Albedo e Rubedo — rappresentano tappe simboliche e trasformative nel percorso alchemico, sia fisico che spirituale. Essi riflettono una progressione dal caos all’illuminazione e, infine, all’integrazione. Sono tre fasi ricorsive che si ripetono costantemente e rappresentano il ciclo di raffinamento del composto grezzo (analogicamente simile alla persona ferita e ammaccata) in un’entità sempre più integrata nel tessuto vivente della realtà e sempre meno separata.
Quello che segue è un modo per interpretare queste tre fasi sotto una prospettiva analogica e metaforica, relativa al percorso di trasformazione che il praticante cerca di compiere su se stesso, la materia prima nel crogiuolo.
Nigredo (Annerimento)
Nella Nigredo, ti rendi conto che qualcosa dentro di te è marcio, ma ancora vivo, e allora decidi di smettere di alimentarlo, lasciandolo andare in putrefazione.
Quando un pezzo di carne finisce sotto il banco della cucina, inizia a decomporsi, attirando mosche e larve. In questa fase, ci si rende conto di tutti quei “pezzi di sé” rimossi e lasciati a marcire nell’ombra, che non hanno perso la capacità di influenzare il piano mentale ed emotivo con il loro fetore.
Questo è il momento in cui si prende coscienza di come il proprio piano mentale sia pieno di “mosche” che ronzano, intente ad alimentare, attraverso il dialogo interiore, non solo un’interminabile quantità di storie negative, ma anche un’interpretazione della realtà e di noi stessi fallace e illusoria. Lo scopo di queste mosche astrali è fissare l’attenzione su di sé, sulla propria persona, e mai sul cosmo.
A un certo punto, potrebbe accadere di realizzare che, fino a quel momento, abbiamo alimentato un modo di vivere privo di senso. Avere il coraggio di raggiungere questo tipo di consapevolezza rischia di mandare nel caos la personalità, che ha tanto lavorato per essere riconosciuta, rispettata e amata. E, d’un tratto, si realizza di aver speso tempo e impegno per uno scopo fittizio e illusorio.
Quando ciò accade, la propria vita entra in uno stato di putrefazione, di morte lenta. Non riusciamo più ad agire come prima, con le stesse prerogative. In questa fase, ci troviamo spesso a guardare nel vuoto, depressi perché nulla di ciò che facevamo ha più senso. È qui che il composto psichico inizia a marcire. I singoli “io”, che facevano capo a tutti i processi egoici di bisogno di attenzione, considerazione, accettazione e adeguatezza, vengono visti, scoperti, e la loro alimentazione viene interrotta. Come conseguenza, avverrà una morte lenta, che richiede un’attesa. Il consiglio è di rifugiarsi nel silenzio della contemplazione e della meditazione. Per alcuni, la dose quotidiana di riconoscimento è come l’eroina: se non ne ricevono abbastanza, diventano irrequieti e aggressivi. Potrebbe quindi essere una fase molto turbolenta.

Albedo (Sbiancamento)
In questa fase, iniziamo a purificarci, a tornare a essere persone “normali” nel vero senso della parola, anche se certi aspetti egoici riemergono ancora. Qui sorge l’alba, la luce. Siamo in grado di vedere e illuminare i contenuti della nostra psiche, di intravedere le catene causali che costituiscono il nucleo di certi comportamenti e atteggiamenti, e iniziamo a maneggiare queste sostanze nel laboratorio del nostro lavoro interiore.
Nell’Albedo, iniziamo a distillare qualcosa, a estrarre un elemento prezioso da questa sostanza andata in putrefazione. Ad esempio, un ego affamato di riconoscimento potrebbe imparare a riconoscere lui stesso gli altri, in modo sobrio e amorevole, diventando così generatore d’amore invece che dipendente.
L’ombra viene inclusa nella mente conscia, smettendo di essere confinata nel rimosso e nell’oblio. Il lavoro a contatto con l’ombra farà emergere i contenuti animici indistruttibili, come desideri e aspirazioni, che erano solo stati persi di vista, nascosti e inglobati nella densità dell’inconscio.
I primi cicli di Albedo coincidono con un lavoro prettamente psicologico, di raffinamento e purificazione. Ma dopo molto tempo, inizia a comparire una luce, una vera luce che ci illumina. Questa è come un sole che sorge e fa crescere nuove foglie sull’Albero della Vita, che è la nostra aura. Questa “vegetazione” è fatta di pura consapevolezza ed è la materia di cui si compone un corpo astrale stabile come una pietra.
Rubedo (Arrossamento)
Nella Rubedo, le aspirazioni animiche emerse durante le fasi precedenti vengono integrate e si riesce a prenderne il controllo in modo sempre più stabile. L’intensità della vita aumenta e, con essa, la risoluzione della percezione. La consapevolezza inizia a registrare molto più di prima.
In questa fase, il cuore è aperto, gli occhi brillano. Ogni momento viene vissuto come se fosse l’ultimo. Nello stato d’animo prevalgono grazia e gratitudine, e l’individuo non si sente più separato, dotato di un’esistenza a sé stante. Ha realizzato profondamente i rapporti di interdipendenza che lo legano a tutti gli altri e inizia a considerarsi parte dell’universo, invece che un suo semplice abitante.
In questa fase, l’individuo realizza l’immortalità, iniziando a percepire quale parte di sé non è mai nata e non morirà mai.