In questi articoli di pseudo-filologia cerco di nutrire l’idea che molte se non quasi tutte le parole dei linguaggi moderni come l’italiano e l’inglese, provengano di fatto dalle lingue cananee semitiche come l’aramaico e poi l’ebraico che ha fatto da lingua matrice per tutte le altre lingue indo-europee.
In questo articoli prendiamo in considerazione la parola Anima. L’etimologia di questa parola la fa risalire al greco ANEMOS, vento, “Principio della vita in ogni essere organizzato; quella parte di noi stessi che pensa e delibera e che gli uomini non saprebbero meglio esprimere che riccorrendo alle idee di soffio, di aura, di vento, che si avverte, ma non si vede.”
C’è un altra teoria ben più interessante di questa che fa risalire questa parola all’ebraico biblico con il termine אני ANI che significa IO.
La parola anima è composta da due parti, ani e ma.
Ani significa Io ed è un pronome personale, dal quale possiamo dedurre che il significato parziale della parola anima sia appunto, qualcosa che avverte di essere un io separato e individualizzato confronto a una moltitudine, unico potremmo dire.
Ma o Me invece in ebraico lo si può ricondurre al pronome מה, una particella linguistica usata per dire “chi, che cosa, come, quando, perché”. Queste due lettere la lettera mem e la lettera hey è come se rappresentassero un punto di domanda, una sillaba interrogativa che si chiede qualcosa.
Comunemente siamo soliti considerare l’anima l’essenza di una persona, ciò che si nasconde al livello più interno, ed ecco che diventa interessante considerare l’anima come la somma dei suoi perchè? dei suoi motivi, delle sue domande interiori.
L’anima è quella componente dell’uomo che si identifica nelle domande che contiene. Siccome le domande fanno muovere l’uomo nella sua esistenza e sono il vero propellente, allora si può congiungere questa idea di anima a quella più moderna di vento, che soffia, spinge e fa muovere l’uomo in una determinata direzione.
Come si può nutrire l’anima? Come si può far crescere la propria anima?
La risposta è semplice, attraverso le domande, la curiosità, la voglia di conoscere e capire è ciò che ci fa essere unici, è ciò che ci rende luminosi in una massa di luci spente.