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Cosa è l’alchimia

Spiegata a modo mio.

L’alchimia è un’arte antichissima, sviluppatasi in particolare nell’antico Egitto. Il prefisso “Al” è di origine araba, aramaica ed egizia e si riferisce a tutto ciò che è divino, come nei nomi di Dio Elohim (Aleim) o Allah, o nei nomi delle stelle come Al-debaran. “Chimia”, invece, deriva da Kemet, il nome originale dell’Egitto, che significava “terra nera”. Questa terra, resa fertile dalle periodiche inondazioni del Nilo, era la materia prima per le principali lavorazioni alchemiche.

La differenza principale tra chimica e alchimia:

Contrariamente a quanto si pensi, la chimica non è una scienza moderna. Esisteva già in epoca preistorica, ogni volta che l’umanità ha cercato di comprendere il funzionamento della materia per ottenerne un beneficio. Imparare che la cottura del riso lo rende digeribile è una questione di chimica, così come capire che la sabbia può essere fusa per creare il vetro o che la combinazione di più metalli fusi produce spade più resistenti. Tutto questo rientra nel dominio della chimica.

Leone Verde Alchemico

L’alchimia, invece, include aspetti di carattere più spirituale. L’alchimista utilizza il laboratorio e l’osservazione delle trasformazioni della materia come uno specchio per la propria trasformazione interiore. Attraverso la contemplazione, la meditazione e la riflessione, egli impara a lasciarsi trasformare insieme alla materia stessa, grazie a un sistema di corrispondenze significative che ha coltivato attraverso lo studio e la filosofia. Ogni buon alchimista apprende fin da subito la legge “come in alto, così in basso” e impara a interpretare il mondo attraverso associazioni, archetipi e simboli. Quando questa “agricoltura cognitiva” fiorisce dentro di lui, ogni trasformazione che avviene negli alambicchi si riflette anche nel suo essere. Più aumenta la temperatura del fuoco, più si intensifica la sua attenzione, in un processo che potremmo definire di entanglement quantistico tra l’individuo e la materia lavorata.

Un architetto-chimico, progettando una cattedrale, difficilmente riuscirà a creare un luogo che risuoni con energie e idee specifiche. Un architetto-alchimista, al contrario, sarà in grado di codificare all’interno della struttura un’enorme quantità di simboli e potere, che influenzeranno profondamente l’esperienza di chi visita il luogo di culto, senza che ne comprenda la causa. Un esempio sono le vetrate rosse realizzate con vetro di antimonio, che piega la luce in modo diverso dal silicio.

Alchimia e Magia

Un concetto fondamentale, che la fisica quantistica del primo Novecento ha confermato scientificamente, è che l’osservatore influenza la materia a livello subatomico. Gli alchimisti del passato lo intuivano molto bene, ed è per questo che nessuna trasmutazione può avvenire nella materia se non avviene, simultaneamente, anche nell’operatore.

Immaginiamo un alchimista in laboratorio, intento a cristallizzare un liquido attraverso un cambio di temperatura. A seconda del suo stato di coscienza – mentale, emotivo, spirituale e percettivo – la cristallizzazione avverrà in modi completamente diversi, perché il crogiolo è in contatto con il suo campo di coscienza, che agisce come un agente di interferenza.

Nell’immagine qui sotto, potete vedere tre diverse manifestazioni di opere alchemiche in cui l’attenzione dell’alchimista ha prodotto una cristallizzazione dell’antimonio completamente differente. Solo uno è riuscito a creare la stella, il regulus.

Regulus di Antimonio

Regulus di Antimonio

Lo stato di attenzione dell’alchimista è stato determinante per il successo dell’operazione.

In modo analogo, pensiamo alle ricerche del professor Masaru Emoto sugli effetti della coscienza e del linguaggio sulla materia, come l’acqua. Diventa facile, allora, comprendere l’essenza dell’alchimia, anche se iniziare la Grande Opera è un’altra storia. Il potere di un alchimista è direttamente proporzionale al suo grado di evoluzione spirituale: minore è l’egocentrismo, maggiore è il suo potere.

Cristalli d'acqua di Masaru Emoto

Non solo l’acqua risponde alla coscienza, ma tutti gli elementi della tavola periodica.

In definitiva, l’alchimia va considerata figlia della magia, non sua sorella. Chi si avvicina allo studio e alla pratica dell’alchimia con un approccio materialistico, come farebbe con la chimica, otterrà solo risultati chimici e andrà incontro a grandi delusioni. Le reazioni più importanti, infatti, devono avvenire nel terreno psichico dell’operatore per potersi manifestare esteriormente, negli alambicchi.

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