La prima domanda che ci dobbiamo fare è perchè il cancro come malattia si chiama come il segno zodicale?
La risposta breve è che c’è un analogia fra la dinamica biologica del cancro e quella di diverse specie di animali acquatici e non, crostacei, granchi, gamberi, tartarughe, lumache etc.
Tutti questi animali hanno la caratteristica di sviluppare una corazza dura o proprio una casa in cui nascondersi e proteggersi da potenziali predatori.
L’archetipo vivente che è preponderante nei processi formativi di queste specie opera anche in tutte le altre specie viventi, e si chiama l’archetipo della barriera, delle mura senza porte. Diverse civiltà hanno saputo individuare bene questo archetipo ed inserirlo nella loro cultura mitologica, motivo per il quale esiste un segno zodiacale chiamato cancro.
Per capire la genesi di questo archetipo occorre andare a bussare alla porta della kabbalah anti-diluviana, ossia di quella tradizione magico astrologica che esisteva già prima del diluvio universale e che è stata elaborata, raffinata, studiata e preservata dagli ebrei.
In kabbalah l’ottava lettera ebraica si chiama Chet, ed è il geroglifico della barriera, delle mura di cinta, dell’organizzazione di una difesa del territorio ed è appunto quell’archetipo che si occupa di gestire la capacità di un essere vivente di essere sensibile al proprio territorio, di saperlo divedere e proteggere, di allarmarsi qual ora venga invaso e non sia più possibile difenderlo.
Gli animali hanno la fortuna di avere la voce dell’istinto di specie che si occupa di fornirgli tutte le strategie per la difesa del territorio, ognuno con le sue peculiarità, ma l’uomo, che ha una mente razionale parlante, un dialogo interno incessante ed una scarsa connessione con il suo spirito di specie fatica ad intuire istintivamente come difendere il proprio territorio e saper mettere limiti ben definiti. Nonostante questo la mente inconscia del corpo umano, ossia della creatura fisica biologica è estremamente sensibile all’invasione di territorio e la scarsa connessione appunto con gli istinti del corpo fa si che questi segnali spesso fatichino ad emergere bene alla luce della consapevolezza dell’individuo, motivo per il quale spesso quando si accendono dei fuochi di conflitto di territorio che non vengono processati adeguatamente questi vengono abbandonati e consegnati alla coscienza del corpo fisico che per analogia e corrispondenza spesso prende l’energia psichica del problema e la confina in un punto del corpo specifico, dove le cellule interessate iniziano a fare quello che l’individuo avrebbe dovuto fare coscientemente, ossia iniziano a costruire le mura di difesa, iniziano a creare una sacca ermetica di protezione.
Qui entra in gioco un altro curioso fenomeno kabbalistico, esiste una risonanza fra l’archetipo della barriera, la lettera ebraica Chet, il numero 8 e l’atomo dell’ossigeno che guarda caso ha proprio:
- 8 protoni
- 8 neutroni
- 8 elettroni
Se immaginiamo che un insieme di cellule non riesca più a ricevere ossigeno, significa che il tessuto interstiziale biologico dove esse sono collocate inizia a perdere vascolarizzazione, che simbolicamente rappresenta appunto dei potenziali punti di entrata per nemici, allora mentre il corpo costruisce la sua difesa, le sue mura, i suoi fossati, anche i mezzi per far entrare risorse nella cittadella vengono a mancare, e purtroppo l’ossigeno è una risorsa che non può essere conservata nel granaio del castello, quindi quando quelle cellule si sentono sotto assedio (a causa che il vissuto di assedio non riesce ad essere processato a livello conscio), esse sviluppano la patologia dell’ipossia, ossia della mancanza di ossigeno.
Come risposta a questo problema si innesca una replicazione cellulare costante nella speranza di arrivare a trovare dell’ossigeno pur mantenendo ermetica e chiuso e difeso il territorio che loro cercano di proteggere.
QUINDI QUALE E’ LA SOLUZIONE?
La soluzione migliore per chi sviluppa questo tipo di patologia è quello di:
- Individuare con precisione il vissuto di conflitto territorio che non è stato adeguatamente processato e che è ancora presente nel corpo fisico.
- Mettere in moto un processo che sia capace di fornire accesso a quel tipo di emozione e vissuto.
- Riuscire a rilasciare quel vissuto traumatico adeguatamente dal sistema attraverso diverse tecniche.
- Assicurarsi che il centro energetico (chakra) che sostiene il nutrimento, l’energizzazione, l’organizzazione morfogenica di quel settore del corpo sia attivo, funzionante e non intasato.
Aiuti secondari:
- Energizzare il corpo e modificare il metabolismo al fine di rallentare la replicazione cellulare.
- Utilizzare rimedi naturali potenti capaci di stimolare e modulare il sistema immunitario.
- Utilizzare rimedi vibrazionali che risuonino con il vissuto in questione e siano capaci di rilasciarlo.
Ora un po’ di informazioni tecniche: Ipossia
L’ipossia, ovvero la carenza di ossigeno nei tessuti, è una caratteristica distintiva di molti tumori solidi. Questo fenomeno non è solo una conseguenza dello sviluppo tumorale, ma gioca anche un ruolo attivo nella progressione della malattia, influenzando la proliferazione cellulare, l’angiogenesi, la resistenza alle terapie e la capacità del tumore di invadere altri tessuti. Tuttavia, osservando il cancro da una prospettiva psicosomatica, si possono tracciare connessioni tra l’ipossia e il vissuto emozionale legato ai conflitti di territorio.
L’ipossia è il risultato di un’insufficiente apporto di ossigeno, spesso dovuta a una crescita tumorale rapida che supera la capacità del sistema vascolare di fornire ossigeno. Le cellule tumorali, tuttavia, si adattano a questo ambiente povero di ossigeno, attivando percorsi molecolari che promuovono la sopravvivenza, come:
- L’aumento dei fattori di trascrizione HIF-1α (Hypoxia-Inducible Factor 1α), che stimolano l’angiogenesi e la glicolisi anaerobica
- La resistenza all’apoptosi, permettendo alle cellule di sopravvivere in condizioni estreme
- L’aumento della capacità invasiva e metastatica
Il Conflitto di Territorio
Un conflitto di territorio, secondo alcune discipline psicosomatiche e biologiche come la Nuova Medicina Germanica, si verifica quando un individuo percepisce una minaccia o una perdita legata al proprio spazio personale, sociale o simbolico. Questa percezione può riguardare:
- La casa, come luogo fisico di sicurezza
- Le relazioni affettive, intese come territorio emotivo
- La posizione sociale o professionale, vista come un dominio personale
Dal punto di vista psicosomatico, l’ipossia potrebbe essere interpretata come una metafora biologica della sensazione di “soffocamento” che un individuo vive in un conflitto di territorio. Ecco alcune analogie:
- Sensazione di Minaccia e Mancanza di Spazio: Un conflitto di territorio spesso si manifesta come una percezione di invasione o perdita di spazio vitale. L’ipossia, in questo contesto, rappresenta una risposta adattativa: le cellule, come l’individuo, si adattano a un ambiente “soffocante”.
- Resilienza in un Ambiente Ostile: Le cellule tumorali ipossiche diventano più aggressive e resistenti, riflettendo il comportamento di un organismo che lotta per riconquistare il proprio spazio o sopravvivere in condizioni avverse.
- Angoscia e Mancanza di Aria: Chi vive un conflitto di territorio può descrivere la sensazione di non poter respirare liberamente, un’emozione che si riflette a livello somatico nell’alterazione dell’ossigenazione tissutale.
- Compromesso Metabolico: L’ipossia costringe le cellule a passare da un metabolismo aerobico a uno anaerobico, meno efficiente ma utile alla sopravvivenza in condizioni estreme. Allo stesso modo, una persona coinvolta in un conflitto di territorio potrebbe trovarsi a fare scelte drastiche per adattarsi a situazioni percepite come ostili.
Ecco una classificazione delle tematiche di territorio legate ai conflitti psicosomatici, suddivisa in diverse aree:
1. Difesa del territorio
- Paura di perdere il proprio spazio
- Sensazione di invasione
- Necessità di proteggere ciò che si considera proprio
- Senso di minaccia verso il proprio ambiente
- Impossibilità di difendersi efficacemente
2. Perdita del territorio
- Espulsione forzata dal proprio spazio
- Perdita di controllo sul proprio ambiente
- Abbandono o esclusione dal gruppo di appartenenza
- Sensazione di essere spodestati
- Frustrazione per la mancanza di radici o stabilità
3. Condivisione forzata del territorio
- Difficoltà ad accettare intrusioni o cambiamenti
- Obbligo di condividere uno spazio contro la propria volontà
- Sensazione di dover cedere il proprio territorio
- Disagio per la mancanza di privacy o autonomia
4. Percezione di intrusione
- Presenza di persone indesiderate nel proprio ambiente
- Sensazione di essere costantemente osservati o giudicati
- Difficoltà a tracciare confini personali
- Impotenza nel fermare un’invasione percepita
5. Territorialità emotiva
- Conflitti per il controllo delle relazioni affettive
- Lotta per mantenere un ruolo o una posizione nelle dinamiche familiari
- Gelosia o competizione per attenzione e risorse emotive
- Perdita di un legame affettivo considerato parte del proprio “territorio”
6. Territorialità professionale
- Conflitti legati al proprio spazio di lavoro
- Paura di perdere il proprio ruolo o posizione
- Sensazione di essere messi da parte o superati
- Lotta per mantenere autorità e riconoscimento
7. Territorialità culturale o ideologica
- Difesa delle proprie convinzioni o valori
- Sensazione di essere minacciati da nuove idee o culture
- Paura di perdere l’identità culturale
- Conflitti per la preservazione delle tradizioni
8. Territorialità fisica
- Percezione di minaccia alla sicurezza personale
- Difficoltà nel gestire cambiamenti dell’ambiente fisico (traslochi, cambiamenti climatici, etc.)
- Paura di non avere un luogo sicuro dove vivere
- Disagio per la perdita di spazi considerati sacri o significativi
9. Territorialità sociale
- Sensazione di esclusione dal gruppo di appartenenza
- Lotta per mantenere una posizione sociale riconosciuta
- Conflitti di gerarchia o leadership all’interno di un gruppo
- Sensazione di isolamento o alienazione
10. Territorialità simbolica
- Conflitti legati al proprio ruolo o identità simbolica
- Sensazione di non essere riconosciuti per ciò che si rappresenta
- Perdita di status o influenza simbolica nel proprio contesto
Questa classificazione può aiutare a identificare il tipo di conflitto territoriale che una persona potrebbe vivere, fornendo una base per una comprensione più profonda delle dinamiche psicosomatiche coinvolte.
FRASI TIPICHE CHE RIFLETTONO IL CONFLITTO DI TERRITORIO
Ecco alcune frasi che una persona potrebbe esprimere quando vive un conflitto di territorio che, in ottica psicosomatica, potrebbe essere associato a dinamiche promotrici di malattie come il cancro:
- Questa è casa mia e non voglio che nessuno la invada
- Mi sento minacciato nel mio spazio personale
- Qui non c’è più posto per me
- Mi hanno tolto tutto ciò che era mio
- Non mi sento più al sicuro a casa mia
- Ho perso il mio posto nel mondo
- Non riesco a proteggere ciò che è mio
- Sento di essere stato escluso dal mio gruppo
- Mi stanno invadendo senza permesso
- Vogliono prendere ciò che mi appartiene
- Non posso più difendere il mio territorio
- Mi sento spogliato della mia identità
- Hanno invaso il mio spazio vitale
- Mi manca il controllo sul mio ambiente
- Non sono più il capo della mia casa
- Sento di essere stato estromesso dal mio ruolo
- Mi hanno costretto ad abbandonare il mio rifugio
- Vivo con la paura che mi portino via tutto
- Mi sento circondato e senza via di fuga
- Non mi lasciano respirare nel mio spazio
- Questo non è più un luogo sicuro per me
- È come se fossi un estraneo nella mia stessa casa
- Mi stanno togliendo tutto ciò che amo
- Mi sento fuori posto, come se fossi intruso nel mio spazio
- Non riesco più a sentirmi protetto qui
- Non posso più difendere la mia posizione
- Ho perso la mia autorità qui dentro
- Mi sento in pericolo ogni giorno
- Questa situazione mi fa sentire oppresso
- Non c’è più equilibrio nel mio ambiente
- Ho perso il controllo di ciò che è intorno a me
- Non riesco più a proteggere chi amo nel mio territorio
- È come se qualcuno mi avesse cacciato da casa mia
- Non mi sento accolto nel mio stesso ambiente
- È come se fossi costantemente attaccato
- Non posso abbassare la guardia neanche per un momento
- Mi hanno costretto a condividere il mio spazio contro la mia volontà
- Non riesco a rilassarmi qui
- La mia pace è stata completamente distrutta
- Sento che il mio territorio mi è stato strappato
- Non posso più decidere cosa succede nel mio spazio
- Non mi lasciano più essere me stesso nel mio ambiente
- È come se il mio territorio fosse sotto assedio
- Sono prigioniero nel mio stesso spazio
- Mi sento come un ospite indesiderato nella mia casa
- Mi hanno rubato la libertà nel mio territorio
- Non riesco a trovare il mio posto in questa situazione
- Mi hanno completamente disarmato nel mio spazio
- Non riesco a trovare pace nel mio ambiente
Queste frasi rappresentano stati emotivi e percezioni legate al concetto di perdita o minaccia del proprio territorio, che in alcune visioni psicosomatiche possono essere collegate alla genesi di conflitti biologici profondi.
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